Tony Gentile (Gentile di nome e di fatto) mercoledì 18 ottobre 2017 si è raccontato presso Leica Store Roma di Piazza di Spagna.
Ne è valsa veramente la pena uscire per ascoltarlo, chi mi conosce sa che non amo frequentare Roma, specialmente la metro … e poi di sera, ma l’ho fatto.
La prima cosa che ha detto è stata che non si aspettava tante persone. Ho ascoltato quello che mi aspettavo raccontasse, la sua vita di fotografo, come ha cominciato.
Sentire che stampava su carta scaduta comprata a buon prezzo da un fotografo che non stampava più, mi ha fatto ricordare quando mio padre mi comprava i rullini scaduti per farmi fotografare. Le fotografie venivano tutte con un velo giallognolo, senza contrasti, un po’ mi dispiaceva anche se erano foto scattate tra amici.
All’inizio lavorò per un fotografo di matrimoni che gli diceva di scattare “ 125 – 11 …. 125 – 8 …” e lui non sapeva cosa significava e il fotografo non glielo spiegava, capì tutto quando si comprò la macchina fotografica ed iniziò a studiare.
Mio padre, fotografo di matrimoni mi diceva la stessa cosa “col sole metti 125 diaframma 8 …”, che ricordi. Abbiamo fatto tutti lo stesso percorso iniziale.
Frequentò un corso di fotografia che non gli servì a nulla tranne che per avergli fatto conoscere le persone con cui aprì il suo primo studio fotografico.
Questo mi riporta ai tempi in cui frequentavo l’Ist d’Arte di Roma per diplomarmi in Maestro d’arte applicata: Fotografia Artistica, di tutti i fotografi che ho ascoltato fin’ora nessuno ha un titolo di studio da fotografo. Mi ricordo che mia madre insistette tanto per farmi studiare fotografia, non bastava quello che mi diceva mio padre. Durante gli studi lavoravo il sabato e la domenica fotografando matrimoni ed avevo a disposizione una sala posa e una camera oscura tutta per me dove realizzavo tutto ciò che mi veniva in mente. Alla fine degli studi iniziai la mia attività di fotografo professionista e nel frattempo frequentavo la facoltà di architettura.
Tony ha detto che la fotografia è da ricchi, specialmente adesso che bisogna cambiare spesso l’attrezzatura per avere prodotti più veloci.
Questa è una cosa che fatico ad accettare, abituata ad avere macchine tramandate da mio padre non mi capacito che quello che ho non rimarrà ai miei figli.
A proposito di figli e di tramandare, la fotografia è memoria e va tramandata, quindi stampata. E’ memoria la sua fotografia che racconta gli eventi accaduti, lascia una testimonianza di epoche. La sua foto icona, Falcone e Borsellino, con il tempo ha cambiato il suo significato. Nata per documentare un certo momento, senza pretese. Quel giorno a fotografare non c’era solo lui, ma il caso ha voluto che la migliore posizione fosse la sua ed ora è un’icona. Tony è fiero di questo e giustamente dice che è meglio avere un’ immagine icona che arrivare primo ad un concorso fotografico internazionale perché la fotografia vincitrice non se la ricorderà nessuno ma un’immagine icona sarà per sempre attribuita al fotografo.
E’ vero, non ci avevo mai pensato. Infatti prima di uscire mio figlio mi ha chiesto chi era il fotografo che andavo ad ascoltare, gli ho detto il nome ma non ha capito chi fosse, allora gli ho mostrato la foto di Falcone e Borsellino e mi ha detto “… aaa ora ho capito”.
Splendida serata, per me ricca di ricordi, ne è valsa la pena.
Grazie Tony e buon lavoro.
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